Come usare la struttura impersonale con il verbo “essere”?
Oggi parliamo di una struttura impersonale che è molto usata nella lingua di tutti i giorni.
Si tratta della struttura composta da verbo “essere” alla terza persona singolare al presente indicativo (È) + un aggettivo o un avverbio, ad esempio.
È bello… È bene… È divertente… È interessante…
Eccetera.
Questa struttura è impersonale perché la frase non ha un soggetto.
Questa struttura può continuare in due modi.
Vediamo qual è il primo: è + aggettivo / avverbio + verbo all’infinito.
Ad esempio: è bello riposarsi sul divano, è divertente andare in vacanza con gli amici, è bene limitare il consumo di dolci, è stancante ripetere sempre le stesse cose.
Che cosa notate?
In queste frasi tra l’aggettivo o l’avverbio e il verbo all’infinito non c’è niente.
Non ci sono preposizioni.
Sottolineo questo dettaglio perché mettere la preposizione “di” tra l’aggettivo e il verbo all’infinito è uno degli errori più frequenti che sento dire dagli studenti.
In questa struttura non c’è una preposizione in quella posizione.
Con queste frasi quindi che cosa facciamo?
Che cosa comunichiamo?
Comunichiamo delle considerazioni generali, senza soggetto: è bello riposarsi sul divano.
Vediamo ora il secondo modo in cui possiamo continuare questa struttura impersonale: è + aggettivo o avverbio + che.
E dopo il “che” segue un verbo al congiuntivo.
Ad esempio: è bene che voi telefoniate spesso ai vostri nonni.
È bello che tu abbia accettato di venire in vacanza con noi.
Quindi, come abbiamo detto prima, in queste frasi dopo il “che” c’è un verbo al congiuntivo.
In questo caso abbiamo un presente congiuntivo nella prima frase e un passato congiuntivo nella seconda frase, perché il verbo della frase principale è sempre al presente indicativo.
Per capire bene questa struttura impersonale per il momento ci soffermiamo sul presente anche perché è al presente che usiamo maggiormente questa struttura.
Però se volete studiare e saperne di più sulla concordanza dei tempi, io vi lascio molto volentieri il link a quelle lezioni nella descrizione del video qui sotto.
Perché ho fatto una serie in tre parti sulla concordanza dei tempi.
Vediamo altri esempi.
È impossibile che Alice abbia detto quelle cose!
È strano che Roberto sia uscito senza dire niente.
Un’altra cosa che notiamo nei due esempi è che la prima parte della frase – che è la frase principale – rimane impersonale.
Non c’è un soggetto.
Mentre nella [frase] subordinata troviamo un soggetto.
Quindi in questo caso non stiamo più facendo una considerazione generica, come dicevamo prima, ma in questo caso facciamo una considerazione su un caso specifico, su una situazione specifica.
Restano però considerazioni impersonali.
Dico che in generale è strano perché Roberto di solito dice sempre quando sta per uscire.
C’è un’eccezione.
Se nella struttura decidiamo di usare l’aggettivo “vero”, non usiamo il congiuntivo ma usiamo l’indicativo nella frase subordinata.
Per esempio: è vero che Francesca non parla più con Dario.
Sto facendo una considerazione?
No, sto riportando una realtà.
Sto riportando un fatto: è vero che Francesca non parla più con Dario.
È sempre la stessa struttura impersonale con il verbo “essere” alla terza persona singolare con l’aggettivo e poi con il “che”.
Però, dato il significato dell’aggettivo “vero”, non possiamo fare a meno di notare che stiamo riportando una realtà, un fatto e quindi in questo caso non possiamo più utilizzare il congiuntivo.
Ma dobbiamo utilizzare l’indicativo.
E questo è un punto fondamentale per capire perché in alcuni casi usiamo il congiuntivo e in altri casi usiamo invece l’indicativo.
E proprio su questo punto io ho fatto una lezione.
Ho dedicato un intero video a questo argomento il cui link vi lascio nella descrizione del video qui sotto, perché credo che sia un punto di grammatica estremamente importante se volete parlare bene l’italiano bene.
Credo che sia tutto per la lezione di oggi.
Spero che questo video vi sia utile.
Fatemi sapere nei commenti se avete dubbi o domande.
Grazie e a presto.
Ciao!
